Il raid alleato su Dieppe (Francia)

19 agosto 1942, Seconda guerra mondiale: le truppe alleate effettuano un raid su Dieppe, in Francia.

Dieppe è un piccolo porto francese, situato nel dipartimento della Senna Marittima; la cittadina si trova a un centinaio di chilometri a Est delle gloriose spiagge dove ebbe luogo l’Operazione Overlord.

Qui prese il via, nell’Agosto del 1942, un’altra operazione anfibia di portata assolutamente secondaria, risoltasi in modo funesto per gli invasori alleati. Anche se l’apporto dei militari statunitensi fu del tutto simbolico in quella occasione, Dieppe mise comunque in scena uno dei tentativi iniziali di concreta collaborazione tra i due eserciti anglosassoni: un primo, cruento assaggio di quanto strenua e organizzata fosse la resistenza che le truppe del Reich avrebbero opposto in terra europea. Dieppe fu sostanzialmente un raid volto a testare la capacità di fuoco e di reazione della linea di difesa posta dai Nazisti sulla Manica, lungo quello strategico tratto di mare separante il continente europeo dall’isola.

L’episodio che portò all’impresa di Dieppe, l’antefatto determinante per il suo svolgersi da lì a poco, maturò a Mosca. Era il 12 Agosto 1942 quando Winston Churchill e Josip Stalin si incontrarono per la prima volta al Cremlino.
Il clima del colloquio, inizialmente niente affatto disteso, fu surriscaldato dalla questione relativa al cosiddetto “Secondo Fronte”. Churchill stava subendo da tempo forti pressioni diplomatiche da una Russia impegnata nella strenua difesa del proprio territorio: questo perché, da parte degli Alleati, si esercitasse l’apertura di un nuovo fronte a Occidente. Ciò avrebbe logicamente alleviato la feroce morsa esercitata dalla possente armata germanica, armata messa in campo dal Fuhrer nell’ambito dell’Operazione Barbarossa (Giugno 1941).

A Ovest della Germania, una Francia conquistata e “pacificata” in modo coatto rappresentava un impegno facilmente solvibile da parte dei Nazisti per quanto riguardava l’impiego di uomini e mezzi: il numero di divisioni della Wehrmacht e delle SS distribuite in terra trans-renana era relativamente limitato. Così almeno la pensavano Stalin e i suoi. Il grosso dell’esercito germanico poteva così dispiegare la preponderanza delle sue forze sul Fronte Russo, mettendo a durissima prova la resistenza sovietica all’invasore.

Al termine di quei quattro giorni densi di contatti e trattative, gli inglesi fecero comunque ritorno a casa, con la convinzione giustificata che nei russi si fosse ormai radicata l’idea di un concreto aiuto nei loro confronti da parte degli Alleati occidentali, da lì a non molto. La prospettiva di ricevere mezzi bellici inviati dagli anglo-americani, e quella di veder aperti nuovi scenari di guerra nei quali impegnare e dilatare le forze naziste, rassicurarono non poco la delegazione sovietica.

Il 19 Agosto, cioè pochi giorni dopo il ritorno di Churchill da Mosca, su iniziativa degli Alti Comandi di Gran Bretagna e Stati Uniti ebbe luogo il raid su Dieppe. Fu un test a carattere bellico, una vera e propria cartina tornasole per vagliare l’effettivo stato di salute delle forze in campo. I risultati furono tuttavia sciagurati per l’esercito alleato.

Il piano prevedeva l’impiego di 6000 uomini circa che sbarcassero sulle spiagge adiacenti al porto di Dieppe; un corpo ridotto dunque, formato in gran parte da canadesi sostenuti da un migliaio di soldati inglesi e alcune decine di statunitensi. L’azione ipotizzava una combinazione efficace delle varie armi: cannoneggiamento navale della costa prima dello sbarco, pesante bombardamento aereo, azione di commandos per l’eliminazione delle due batterie costiere tedesche, discesa di paracadutisti, impiego di qualche decina di carri armati appositamente attrezzati. Era prevista inoltre anche copertura aerea, con alcuni squadroni di caccia per la difesa di uomini e mezzi.

Il piano, anche se ben congegnato, subì sfortunatamente l’onda avversa degli eventi: Montgomery, infatti, venne trasferito in Africa, là dove avrebbe poi conseguito la vittoria di El-Alamein. Con il subentro di Lord Mountbatten, esperto in guerra anfibia, la pianificazione logistica e strategica fu profondamente variata. Le navi che originariamente avrebbero dovuto essere impegnate nel numero di 250 circa non toccarono poi, alla resa dei conti, neanche il centinaio; furono inoltre cancellate le azioni di sostegno dei paracadutisti e il previsto bombardamento aereo preventivo, per non suscitare l’astio della popolazione.

Lo sbarco, che iniziò poco dopo l’alba di quel 19 Agosto agli ordini di Mountbatten, si risolse per gli Alleati in un disastro: sia il maggior generale Hamilton, preposto alle forze di terra, che il capitano Hughes-Hallet, a guida della flotta britannica, non poterono che contare ingenti perdite. Tra morti, feriti e dispersi gli Alleati assommarono quasi 5000 uomini; a questo numero funereo si unirono i circa 120 velivoli britannici abbattuti dalla Luftwaffe e dalla contraerea tedesca. Da parte loro, i nazisti limitarono i danni a 600 uomini: una proporzione spaventosa a loro vantaggio, una perdita a otto. Gli stessi 48 aerei tedeschi eliminati costituivano meno della metà dei corrispettivi britannici.

Dieppe fu un vero, disastroso fallimento: la ritirata, accompagnata anch’essa da gravi perdite, si svolse a metà pomeriggio, dopo una decina d’ore di vigorosi e cruenti combattimenti.

Precedente WWI: La Battaglia di Stalluponen Successivo WWII: la Battaglia del Tenaru