Il nuovo Parlamento inglese

La durezza dello scontro e il dilagare conseguente del malcontento produssero trasformazioni profonde nell’opinione pubblica e nella classe politica inglese. La tragedia quotidiana vissuta da chi apparteneva al proletariato non ispirò solo il compianto dei filantropi, ma mosse i primi propositi d’intervento sociale. Da menzionare un industriale illuminato, Robert Owen (1771-1858), il quale attuò, all’interno di un suo opificio scozzese, un nuovo civile modello di vita per gli operai delle fabbriche, e teorizzò la possibilità di realizzare, in un prossimo futuro, una società più equa e felice. La sua attività nel campo dell’associazionismo e del sindacalismo lo rese di fondamentale importanza nella storia del movimento operaio britannico. I gruppi borghesi progressisti trovarono un punto di forza nell’opera e negli scritti del filosofo ed economista Jeremy Bentham (1748-1832). Ben presto, le istanze promosse dai personaggi sopracitati cominciarono a circolare in Parlamento.

Il Parlamento era stato sempre dominato dai due schieramenti dei tories e degli whigs, entrambi espressioni della grande proprietà terriera; ma, nel corso degli anni Venti, con Robert Peel, William Huskisson, George Canning, divenne egemone un gruppo di uomini cui la rivoluzione industriale aveva insegnato che l’avvenire dell’Isola non dipendeva più esclusivamente dai proprietari terrieri, essendo invece nelle mani degli imprenditori, degli armatori, dei commercianti. Erano costoro i nuovi tories, detti anche tories liberali. Quando salirono al governo imposero l’alleggerimento delle tariffe doganali, poi fecero cadere le leggi che vietavano le riunioni operaie. Le società di mutuo soccorso vennero tollerate, il lavoro minorile protetto; si fece poi qualche progresso nell’ambito dell’istruzione pubblica, e in Irlanda furono riconosciuti i diritti dei cattolici. Importanti novità si ebbero anche in materia di politica estera.

Proprio nell’anno in cui la modernizzazione del paese toccava un livello elevato, che culminò con l’inaugurazione nel 1830 della ferrovia Manchester-Liverpool, la quale divenne il simbolo trionfale della nuova era, si formò un governo di coalizione presieduto da Charles Grey, appoggiato tanto dai tories liberali che dagli whigs. Nel 1832 la nuova maggioranza riuscì, a conclusione di una difficile lotta, a fare approvare la riforma elettorale (Reform Bill) che, ponendo fine al dominio incontrastato dell’aristocrazia terriera, avrebbe consentito nel prossimo futuro largo ingresso in Parlamento ai rappresentanti della borghesia commerciante ed industriale. Questi risultati poterono essere conseguiti grazie all’eliminazione dei ‘borghi putridi’, contrade rurali controllate elettoralmente dai tories latifondisti che, in tal modo, riuscivano a mandare alla Camera i loro deputati, mentre le nuove cittadine industriali in rapida espansione restavano escluse da qualsiasi rappresentanza. Da sottolineare comunque che da questa riforma le classi popolari non trassero alcun vantaggi, giacché la legge lasciò invariato il criterio censitario: rimanevano ancora esclusi dal voto tutti coloro che, a qualunque ceto appartenessero, non raggiungevano il reddito annuale di dieci sterline.

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