Il Mistero Massonico

Proseguiamo in questo nostro approfondimento relativo a un fenomeno, tanto interessante quanto oscuro, qual è quello della massoneria.

La Loggia non è solo il luogo del magistero, della spiegazione, dell’insegnamento, ma è anche il luogo dove si amministra il tanto sospirato mistero, rivelato gradualmente attraverso l’allegoria (figura retorica per mezzo della quale l’autore esprime e il lettore ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale); è il luogo dove attraverso lo spettacolo, la scenografia, gli effetti ottici, si fa presa sull’emotività degli adepti. Da notare che troviamo, in questo modo, e ancora una volta, l’intreccio e la fusione delle due maggiori componenti del ‘700 illuministico: quella razionalistica e quella mitico-religiosa, attraverso le quali il mistero massonico si configura come un processo di illuminazione e di rigenerazione spirituale. Nella Loggia tanto l’iniziazione (ovvero la ricezione dell’adepto) quanto il passaggio di grado si compiono, come detto nel precedente articolo, attraverso il consueto schema: peccato-espiazione-rigenerazione.
Il peccato rappresenta la caduta dell’uomo in un mondo dominato dalle tenebre, dall’inganno, è il momento che precede l’ingresso del neofita nella setta.
Il momento dell’espiazione, della sofferenza, si configura attraverso il viaggio di un uomo bendato, che nel rito dell’iniziazione viene rappresentato con una scenografia terrificante. Da questa situazione di dolore si esce soltanto dopo aver sostenuto alcune prove, superate le quali l’adepto presta il suo giuramento e, tolte le bende, vede la luce: è questo il momento supremo della rigenerazione. Secondo il catechismo di Venezia del 1788 si fanno balenare innanzi agli occhi dell’adepto diverse figure simboliche: i compagni puntano le loro spade verso di lui; il neofita vede gli astri, il firmamento, il Tempio, il globo. Il globo e gli astri stanno a rappresentare la concezione newtoniana (meccanica e deistica) dell’Universo; il Tempio è il simbolo della libertà e della giustizia. Tali parole risultano essere tuttavia innocue, in quanto spetta all’Oratore l’estrarre dall’ovvietà retorico-moralistica di questi termini il loro significato riposto, avvicinare l’adepto ai misteri. Ciò avviene per mezzo di un linguaggio allusivo e allegorico che solo i più capaci possono penetrare e che, attraverso un discorso per “coincidentia oppositorum” (il negativo non coincide con il nulla, in quanto da esso può estrarsi il positivo, il negativo può realizzarsi nel suo contrario; come nel discorso dell’Oratore: dalla morte nasce la vita), rivela con potente ambiguità che compito della Massoneria è quello di realizzare sulla terra l’uguaglianza reale e non meramente giuridica, l’uguaglianza che deriva dalla distribuzione dei beni. L’Oratore afferma che il male e la corruzione non sono elementi eterni, che possono essere distrutti, che la situazione del mondo si può ribaltare distruggendo l’esistente, negando il negativo. Ed è proprio questa quella coincidentia oppositorum che giustifica la positività della distruzione come elemento necessario per la ricostruzione della vita.

L’Oratore parla sempre per allegorie, e il suo discorso è contraddistinto da una voluta gradualità; l’incognita del mistero sarà per cui rivelata a mano a mano, e potrà essere colta solo dai più capaci, dalle menti più sagaci (selettività dei grandi massonici). Nel catechismo veneto l’Oratore accoglie con tono di trionfo, di gioia, il nuovo fratello ed esprime la certezza che tutto si capovolgerà, che a poca distanza di tempo ci sarà un ribaltamento radicale, quasi apocalittico: ogni valore cambierà segno, il mondo vecchio crollerà a pezzi e tutto ciò darà origine a nuova vita, ad un sistema effettivamente giusto, alla ricostruzione del Tempio. Dalla morte nascerà la vita. Attraverso la divisione dei beni, le sperequazioni sociali scompariranno. Le figure diverse (linee, superfici, corpi simboleggianti le differenze economico-sociali) attraverso la divisione dei beni diventeranno quantitativamente eguali (angoli retti).

Il Maestro, il più alto grado della gerarchia massonica di struttura semplice, assimila a sé il mistero del leggendario maestro della Massoneria, Hiram (è il nome del re della città fenicia di Tiro che inviò a David e a Salomone materiali per la costruzione del Tempio), l’architetto che conosceva il mistero, la formula della costruzione del Tempio. Hiram venne ucciso, portando con sé il segreto della ricostruzione, ovvero della rigenerazione dell’umanità. Il rito per l’accettazione del Maestro si svolge secondo lo stesso schema generale dell’accettazione dell’adepto, anche se il segreto che l’Oratore svela al nuovo Maestro è più specifico ed arduo di quello rivelato al semplice adepto. A questo era stato rivelato il mistero dell’uguaglianza (reale, non giuridica), al Maestro si rivela, invece, la formula per porre in atto il progetto, sempre tramite allegorie.
Nel catechismo veneziano il rito si svolge in tre momenti: il primo va a descrivere la desolazione del mondo dopo la morte di Hiram e la distruzione del Tempio; il secondo formula il messaggio di salvezza, la speranza della ricostruzione del Tempio, la possibile rinascita di Hiram. Dalla morte può rinascere la vita; attraverso il terzo momento si insegna nella pratica come è possibile ricostruire il Tempio. Il nuovo mondo di eguali e liberi deve essere costruito attraverso la lotta, eliminando i vecchi gruppi dirigenti.

Nelle più antiche costituzioni massoniche si legge che la setta deve rispetto alla religione e obbedienza allo Stato. Ma con altrettanta decisione la Massoneria si pone al di sopra di entrambe le istituzioni. L’adepto può professare la religione nazionale, la al di sopra di essa egli rispetta i principi di tolleranza insegnati dalla setta. La dottrina e la regola della Loggia si pongono, dunque, al di sopra di quelle della Chiesa e dello Stato, riducendone logicamente l’efficacia. Sembra quasi che nella setta circoli uno spirito che potrebbe definirsi latamente liberal-democratico, che si manifesta in una struttura associativa che ricorre al diritto di rappresentanza, all’abitudine delle votazioni, alla elezione delle cariche, al diritto di ricorrere contro le deliberazioni considerate inique… Ma questa apertura democratica è limitata alla struttura verticale e gerarchica della setta, dalle attribuzioni del Maestro. L’impianto mistico-religioso, gerarchico della setta si riflette nella concezione stessa della Loggia. Questa è considerata come un mondo ordinato, un microcosmo, nel quale si rispecchia l’ordine universale del mondo newtoniano: ogni cosa ha il suo posto, ogni rito ha il suo cerimoniale. L’adepto entra a far parte di un Ordine divino. Entrare nella Loggia vuol dire entrare in un mondo armonioso, dove l’adepto sente le sue forze centuplicarsi. Tale sensazione si avvale, comunque, della riduzione dell’individualità del singolo: fa sì che l’uomo si senta più grande solo in quanto fa parte di un tutto, è membro della comunità, voce del coro. La Massoneria è, dunque, un’esperienza totalizzante in ogni suo aspetto.

La seconda linea dei sistemi massonici, quella a struttura complessa, sorse intorno al 1737 come forma di protesta dell’aristocrazia (francese, stuardista e cattolica) contro l’egemonia borghese della setta. Contro i borghesi che monopolizzavano i tra gradi massonici, i nobili si arroccarono in nuovi gradi più alti, che presero il nome di gradi scozzesi (viste le tendenze stuardiste dei promotori). Questi al principio furono cinque. Ma proprio perché la funzione che gli alti gradi vantavano era quella di conservare il segreto sepolto nelle rovine del Tempio (il mistero della rigenerazione), proprio per l’estrema latitudine e ineffabilità (molto verosimilmente per l’inconsistenza) dell’incognita, gli alti gradi si moltiplicarono vertiginosamente. In essi si annidarono nobili, cavalieri, sovrani, occultisti, teosofi, imbroglioni, millantatori. La Massoneria degli alti gradi si organizzò come una galassia di corpi settari dai nomi cavallereschi e fantasiosi, magico-burocratici, ordinati secondo una gerarchia di mistero e di direzione che culminava nell’inaccessibile firmamento dei superiori misteriosi. Questa concezione di una dirigenza altissima e inconoscibile rimarrà come un elemento portante nella mentalità dei settari. La latitudine del mistero e la moltiplicazione dei gradi rende amplissimo lo spettro della Massoneria scozzese; le sue ramificazioni vanno dalla destra ispirata dai Gesuiti e dalle correnti teosofico-reazionarie, alla sinistra nella quale il radicalismo anarchico di Weishaupt (di provenienza scozzese) confluisce, con la Massoneria azzurra, nella organizzazione delle Logge che prepareranno la Rivoluzione francese.

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