Il Massacro di Bloody Gulch

12 agosto 1950: “The Bloody Gulch Massacre”.

Con l’espressione “Massacro di Bloody Gulch” si fa riferimento a un crimine di guerra avvenuto, durante la Guerra di Corea, il 12 agosto 1950, a ovest di Masan, Corea del Sud.

Dopo un attacco completato con successo e che vide cadere due battaglioni di artiglieria degli Stati Uniti, dove furono uccisi e feriti centinaia di truppe statunitensi, i membri del 13° reggimento dell’esercito nordcoreano (KPA) uccisero 75 prigionieri militari degli Stati Uniti mentre era in corso la “Battle of Pusan Perimeter”, una battaglia su vasta scala combattuta tra le Nazioni Unite e le forze Nordcoreane che durò dal 4 agosto al 18 settembre 1950. Le truppe in questione provenivano dal 555° Battaglione Artillery Field (24ª Divisione Fanteria) e dal 90° Battaglione Artillery Field (25° Divisione Fanteria).

Background
La guerra coreana iniziò dopo l’invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord il 25 giugno 1950, allorché le Nazioni Unite decisero di intervenire direttamente per difendere la Corea del Sud. Gli Stati Uniti, membri dell’ONU, successivamente impegnarono forze terrestri nella penisola con l’obiettivo di combattere l’invasione nordcoreana e impedire che la Corea del Sud crollasse.

La 24ª divisione di fanteria fu la prima unità statunitense inviata in Corea. Il suo compito era quello di assorbire per quanto possibile l’iniziale “scossa” provocata dalla Corea del Nord, ritardando le mosse dispiegate dalle unità dell’esercito nemico per acquistare tempo e consentire l’arrivo dei rinforzi. La divisione rimase isolata per diverse settimane. Alcuni elementi della 24ª fanteria, conosciuti come “Task Force Smith”, vennero sconfitti nettamente nella battaglia di Osan il 5 luglio, quando ci fu il primo incontro effettivo tra le forze americane e quelle nordcoreane. La 24ª fanteria fu ripetutamente sconfitta nel mese successivo e venne costretta a sud dall’esercito della Corea del Nord. Nella battaglia di Taejon fu quasi completamente distrutta, ma riuscì comunque a ritardare l’avanzata delle forze nordcoreane fino al 20 luglio.

Una volta catturata Taejon, importante città della Corea del Sud, le forze della Corea del Nord cominciarono a circondare il Perimetro di Pusan nel tentativo di avvolgerlo. Avanzarono dunque sulle posizioni delle Nazioni Unite con armamenti e numeri superiori, sconfiggendo ripetutamente le forze statunitensi e sudcoreane.

Con un attacco rapido, le truppe nordcoreane circondarono e distrussero praticamente quattro batterie di artiglieria nel villaggio ora noto come “Bloody Gulch”. Oltre alle centinaia di militari americani che i nordcoreani avevano ucciso e ferito nell’attacco, riuscirono anche a catturare gli ultimi sopravvissuti della forza devastata: 55 uomini del 555° battaglione di artiglieria di campo e 20 uomini del 90° battaglione di artiglieria di campo. Furono tutti massacrati. I corpi delle vittime vennero recuperati solamente dopo che le forze delle Nazioni Unite riuscirono a riconquistare l’area dopo la conclusione della battaglia.

Queste le parole pronunciate dal comandante delle truppe dell’ONU durante la guerra, il generale Douglas MacArthur:

“Inertia on your part and on the part of your senior field commanders in the discharge of this grave and universally recognized command responsibility may only be construed as a condonation and encouragement of such outrage, for which if not promptly corrected I shall hold you and your commanders criminally accountable under the rules and precedents of war. —General of the Army Douglas MacArthur’s closing remark in his broadcast to the North Korean Army on the incident”.

L’incidente avvenuto a Bloody Gulch rappresentò solamente una delle prime di una serie di atrocità di cui le forze americane accusarono i soldati nordcoreani. Alla fine del 1953, la “United States Senate Committee on Government Operations”, guidata da Joseph McCarthy, condusse un’inchiesta sugli all’incirca 1800 casi di crimini di guerra commessi durante la Guerra di Corea. Il governo degli Stati Uniti concluse che l’esercito nordcoreano aveva ripetutamente violato i termini della Convenzione di Ginevra, condannando con forza quanto accaduto.

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