Il liberismo

Le nuove esigenze della produzione e degli scambi, dovute alle innovazioni globalmente introdotte dalla prima rivoluzione industriale, trovarono la loro giustificazione in una nuova filosofia economica, il liberismo.

“Il liberismo è una teoria economica, filosofica e politica che prevede la libera iniziativa e il libero mercato mentre l’intervento dello Stato nell’economia si limita al massimo alla costruzione di adeguate infrastrutture (strade, ferrovie, ponti, autostrade, tunnel, in certi casi perfino edifici etc.) che possano favorire il mercato.
Il liberismo è considerato da molti come l’applicazione in ambito economico delle idee liberali, sulla base del concetto “democrazia vuol dire libertà economica” coniato da Friedrich von Hayek”. (fonte: Wiki)
Tale teoria si fonda sull’ipotesi dell’autoregolamentazione pacifica dei prezzi dei mercati. Prevede insomma che lo Stato si disimpegni per quanto possibile dall’interferire nelle questioni economiche, le quali saranno temperate quasi esclusivamente da interventi esterni. Le spinte della produzione industriale e della commercializzazione fecero sorgere l’esigenza di unificare i mercati locali; si avanzarono i progetti delle unioni doganali, dei mercati interregionali, dei mercati nazionali.

Anche le banche in tale contesto assunsero un ruolo nuovo. Non sempre gli imprenditori, nonostante i capitali di cui disponevano, erano in grado di affrontare da soli gli alti costi degli impianti, per cui dovevano ricorrere al credito; le banche divengono in tal modo veri e propri serbatoi in grado di sovvenzionare, grazie all’apporto del denaro da parte di tanti piccoli risparmiatori, le costosissime trasformazioni industriali. Le aziende private, prima legate alle sostanze di un solo gruppo familiare, si trasformano in aziende collettive, o in vere e proprie società per azioni, il cui capitali era costituito dalla somma degli apporti di più gruppi associati.

Qui di seguito riporto una definizione chiara e concisa che consente di comprendere al meglio il significato del termine ‘liberismo’, per non cadere in equivoci:
“Il liberismo è una dottrina e una politica economica che considera come condizione ottimale di funzionamento del sistema economico quella risultante dalla libera iniziativa dei singoli individui, che nel perseguimento del proprio interesse non devono essere condizionati né ostacolati da nessun vincolo esterno imposto dall’interferenza dello Stato. Quest’ultimo infatti deve limitarsi a garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere ai bisogni della collettività soltanto quando non possono essere soddisfatti privatamente.
In particolare, il liberismo si fonda sulla completa libertà di produzione e di scambio di merci e servizi, sia sul piano interno sia su quello internazionale contrapponendosi in tal senso a qualsiasi forma di interventismo e di protezionismo in campo economico. Esso difende cioè l’economia di mercato che significa innanzitutto proprietà privata dei mezzi di produzione e perciò garanzia di rispetto e di tutela delle libertà politiche e dei diritti individuali”.

Il liberismo, a ben guardare, altro non è che l’applicazione (o l’estensione) in ambito economico del liberalismo, vale a dire la dottrina che pone al centro del suo interesse l’idea della libertà individuale di scelta, conseguita tramite la limitazione e il controllo del potere politico.

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