Il disastro di Chernobyl

26 aprile 1986 – Il disastro di Chernobyl

Tutto avvenne durante un test di routine programmato poco dopo l’una di notte. Improvvisamente, e senza possibilità di previsione alcuna, il reattore numero quattro subì un enorme e inaspettato sovraccarico di potenza. Seguì nell’immediato una rapida esplosione di vapore, la cui potenza arrivò a rompere i canali del combustibile e a tranciare le tubazioni di raffreddamento.

Dopo alcuni secondi, un’altra esplosione spedì in aria frammenti del nocciolo del reattore, inondando l’area circostante con una ricaduta radioattiva addirittura superiore a quella rilasciata su Hiroshima dopo lo sgancio della bomba atomica a stelle e strisce durante la Seconda guerra mondiale.

In meno di un minuto, la maggior parte degli addetti che stavano lavorando all’interno dell’edificio ricevette una dose fatale di radiazioni, anche se nessuno di loro in quel preciso momento ne fu pienamente cosciente. Quasi tutti morirono nell’arco delle tre settimane successive. I vigili del fuoco locali giunsero tempestivamente, poco dopo che l’allarme era scattato. Queste le parole di Grigorii Khmel, uno dei conducenti dei camion dei pompieri: “Arrivammo là alle due meno dieci o meno un quarto… Vedemmo della grafite sparsa tutt’attorno. Misha chiede: ‘Quella è grafite?’ Io la calciai via. Ma uno dei vigili dell’altro furgone la raccolse. ‘È calda’, disse”.

La grafite è un minerale che rappresenta uno degli stati allotropici del carbonio. È un ottimo conduttore elettrico e ha la più alta temperatura di fusione. Attraverso la grafitazione si può ottenere la grafite artificiale.Veniva usata anche nei reattori nucleari RBMK 1000 come moderatore di neutroni, sotto forma di barre per assorbire le radiazioni emesse dalle barre sovrastanti (generalmente di plutonio).

Come raccontò Khmel, nessuno dei pompieri sapeva nulla di radiazioni. “Nemmeno quelli che lavoravano là ne avevano idea. Nei mezzi non ci rimaneva più acqua. Misha riempì una cisterna e mirammo con il getto verso la sommità del reattore. Poi quei ragazzi che morino andarono sul tetto… Salirono sulla scala… e io non li vidi mai più”.

Il disastro di Chernobyl (Ucraina, 26 aprile 1986) fu il peggior incidente nucleare della storia. È uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 e massimo della scala INES dell’IAEA, insieme all’incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011. A distanza di trent’anni, il suo lascito continua a preoccupare la Bielorussia, la Russia e logicamente la stessa Ucraina (che sono le nazioni più colpite dalle sue conseguenze). E anche se le autorità sovietiche inizialmente tentarono di nasconderlo, quando si ebbe notizia di quanto accaduto l’immagine di “modernità socialista” che l’Unione Sovietica stava faticosamente tentando di costruirsi subì un durissimo colpo.

Una nuvola radioattiva letale aleggiò sull’Europa nell’immediato, con molte nazioni che dovettero far fronte alla contaminazione per decenni. L’impatto fu devastante, e nell’area i tassi di cancro alla tiroide nei bambini aumentarono a dismisura. Diversi studi, incentrati più sul lungo termine, affermano che il numero di persone che si ammalarono a causa delle radiazioni furono migliaia. L’opera di bonifica su Chernobyl continua ancora oggi.

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