Il Colpo di Stato del 18 Brumaio

9 Novembre 1799, Colpo di Stato del 18 brumaio: Napoleone Bonaparte va al potere.

Il 18 Brumaio dell’anno settimo (9 novembre 1799), dunque, un giovane generale corso sciolse il governo francese con un colpo di stato e instaurò un triumvirato. Quell’atto segnò la fine della Rivoluzione Francese e l’inizio dell’era di Napoleone Bonaparte. Quel giorno, storicamente fondamentale, cadde il Direttorio e nacque il Consolato. Una data chiave, che porterà la guerra “giacobina” in Spagna, Austria, Prussia, Italia e Russia.

Dopo la fine del regno di terrore di Robespierre, durante il quale migliaia di cittadini vennero giustiziati in base al semplice sospetto di esser contrari alla Rivoluzione, gli oppositori del tiranno cercarono di ristabilire l’ordine nel Paese instaurando un governo costituzionale. Fu istituito un Parlamento bicamerale, costituito da un Consiglio di 500 membri e un Consiglio degli Anziani (il Senato) con 300 membri. Il potere esecutivo fu invece affidato a un organo ristretto di 5 membri, il Direttorio, che agiva indipendentemente dalle assemblee ma non poteva scioglierle.

La riforma non servì tuttavia a risolvere i problemi che dilaniavano la Francia. La lotta sanguinosa tra le varie fazioni imperversava e, a questo stato di perenne tensione, si sommava la profonda crisi economica del Paese. La produzione e il potere d’acquisto dei già miseri salari, come anche lo stato di bancarotta nel quale versavano le casse dello stato, peggioravano radicalmente la già delicata situazione.

Per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da tutte queste problematiche, i membri del Direttorio e delle assemblee concentrarono le risorse sullo sforzo bellico. Dopo gli anni della Rivoluzione, nei quali le armate francesi si erano difese vittoriosamente contro ripetuti tentativi di invasione, l’esercito della neonata Repubblica varcò i propri confini nel tentativo di ottenere una vittoria decisiva contro le forze che combattevano la Francia e la sua rivolta.

Una parte dell’armata francese doveva aprirsi la strada in territorio tedesco per costringere alla resa l’Austria, e l’armata al comando del giovane generale Napoleone Bonaparte doveva attaccare l’Italia come diversivo, con un contingente esiguo e male armato. Quella che sarebbe dovuta essere soltanto un’operazione di secondo piano si rivelò invece un trionfo, con le armate nemiche che furono costrette alla resa. Le brillanti vittorie accrebbero logicamente il prestigio del giovane generale. Quando Bonaparte fu spedito in Egitto (per contrastare gli Inglesi, ma anche per allontanarlo dalla vita politica francese), le potenze ostili alla Francia si coalizzarono e riconquistarono l’Italia, esponendo lo stato transalpino al pericolo di invasione.

Il generale Bonaparte fece allora ritorno. Venne accolto dalle urla festanti dei parigini, godendo ormai del consenso delle folle e dell’appoggio delle truppe. Il giovane generale poteva inoltre contare sull’abate Emmanuel Joseph Sieyès, rivoluzionario della prima ora e membro influente del Direttorio. A 10 anni dall’inizio della Rivoluzione, nel castello di Saint-Cloud, sede del Consiglio dei 500 e del Consiglio degli anziani, regnava grande tensione. Bonaparte, abilmente, riuscì a imputare la disfatta egiziana proprio all’instabilità politica parigina, conseguenza della sua lontananza dalla capitale.

Alle ore 12,30 del 9 novembre Napoleone entrò dunque in Parlamento. Venne accolto dalle urla, dai fischi e dagli insulti dei deputati che lo accusano di essere un despota, un violatore della costituzione. Si diffuse la notizia che i deputati stessero ordendo una congiura contro Bonaparte, il quale reagì immediatamente. Lasci così la rocca di Saint-Cloud, ordinò ai suoi veterani di innestare le baionette sui moschetti per poi rientrare in Parlamento, con le truppe al suo seguito. Napoleone disperse i deputati grazie all’appoggio del fedelissimo generale Gioacchino Murat e del generale Leclerc. La Rivoluzione francese era giunta al termine.

Le camere furono sciolte. Furono assegnati i pieni poteri a un Consolato formato da Napoleone, Ducos e dall’abate Sieyès.

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