Il bombardamento di Lubecca

Il bombardamento di Lubecca, 28 marzo 1942.

Lubecca è una delle città della Germania cosiddette “anseatiche” in quanto appartenente, in passato, alla Lega Anseatica, un’alleanza di città che nel tardo medioevo e fino all’inizio dell’era moderna mantenne il monopolio dei commerci su gran parte dell’Europa settentrionale e del mar Baltico. Oggi è la più grande città del Land Schleswig-Holstein (212.958 abitanti) dopo Kiel. Il centro storico della città, in parte ricostruito dopo i danni subiti in seguito ai bombardamenti del 1942 nel corso della Seconda guerra mondiale, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e presenta numerosi esempi di gotico baltico.

Era un sabato. Nella tarda serata di quel 28 marzo 1942, ben 234 bombardieri della RAF (Royal Air Force) britannica si diressero a Est puntando proprio verso il cuore dell’Europa occupata dai Tedeschi. L’obiettivo scelto da Arthur Harris, soprannominato Bomber Harris (Harris il Bombardiere) o Butcher Harris (Harris il Macellaio) (Cheltenham, 13 aprile 1892 – Henley-on-Thames, 5 aprile 1984), comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force tra il febbraio 1942 e il settembre 1946, era proprio quella città anseatica che presentava un porto medievale caratteristico.

“I tedeschi sono entrati in guerra illudendosi di poter bombardare tutti senza diventare l’obiettivo di nessuno”, disse brutalmente Harris. “Hanno seminato vento, ora raccoglieranno tempesta”. Harris scelse Lubecca in quanto città industriale di media grandezza, e target ideale per la nuova strategia che prevedeva un bombardamento costante delle infrastrutture tedesche. Il risultato di quella operazione fu una vera e propria carneficina.

L’attacco notturno fu da Harris organizzato nel seguente modo: 10 Vickers Wellington dotati del sistema di radionavigazione GEE, pilotati da equipaggi esperti, avrebbero provveduto ad illuminare Lubecca con dei bengala per 15 minuti dopo l’ora zero (le 22:30); 15 Short S.29 Stirling e 25 Wellington muniti di GEE avrebbero sorvolato i vari obiettivi scaricandovi sopra bombe incendiarie, mentre altri 10 Wellington avrebbero fatto cadere ordigni convenzionali. Tempo stimato dell’azione: da 2 a 20 minuti dopo l’ora zero; da una a due ore dopo l’ora zero sarebbe entrata in azione la forza principale composta da 109 aerei dotati di carichi incendiari e 65 carichi di bombe convenzionali principalmente dal peso di circa 4.000 libbre (1814 kg).

La prima ondata squarciò un numero consistente di edifici, mentre la seconda li trasformò in pire ardenti. Migliaia di palazzi andarono distrutti, centinaia di persone persero la vita, e circa 15mila individui rimasero senza un tetto. Almeno metà della città tedesca era stata rasa al suolo. In Germania, lo stesso governo tedesco riconobbe mestamente che l’attacco era andato a buon fine, in quanto aveva inciso negativamente su morale dell’intera nazione.

Queste le parole scritte dal capo della propaganda nazista Joseph Paul Goebbels (Rheydt, 29 ottobre 1897 – Berlino, 1º maggio 1945) dopo l’attacco: “Questa domenica è funestata dal pesantissimo raid aereo condotto dalla RAF su Lubecca. Nessuna città tedesca era mai stata attaccata in questo modo dal cielo… I danni sono enormi. Mi hanno mostrato un documentario sulle distruzioni. Orribile. Possiamo immaginare come un simile disastro possa toccare la popolazione”.

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