Ideologie della Restaurazione: il Romanticismo

L’Ottocento, com’è noto, fu un secolo che si contraddistinse per l’espressione di una corrente culturale conosciuta come Romanticismo, che si impose progressivamente come modello dominante su tutto il continente europeo. Questa si accompagnò in parallelo all’evolversi dell’inquietudine data dalla Restaurazione, e si sviluppò come vera e propria reazione all’esperienza rivoluzionaria; la cultura romantica favorì il riemergere di una lunga serie di valori che erano stati duramente criticati dai filosofi e dai pensatori dell’Illuminismo. In sostanza, al culto della ragione astratta e omologante professato e propagandato dagli illuministi il Romanticismo contrappose i valori della tradizione e la peculiarità storica di ogni singola Nazione. Al mito del progresso dell’umanità e all’esaltazione dei diritti dell’uomo, i romantici opposero le prerogative dell’individuo, mettendone in risalto la sfera sentimentale ed emotiva, nel quadro più ampio di una visione gerarchica della comunità fondata su una profonda rivalutazione del ruolo della Chiesa e sul rifiuto dell’ateismo e dell’egualitarismo rivoluzionario.

Questo fu il contesto dal quale emersero delle dottrine politiche volte a rivalutare l’esperienza storica e la tradizione spirituale di ogni Nazione, tali da assurgere a riferimento idealistico per ciascun popolo. Già l’irlandese Edmund Burke (1729-97), alla fine del Settecento, aveva dato vita ad una dura polemica contro i fondamenti ideologici della Rivoluzione francese dando invece risalto all’esperienza britannica, frutto di un’ampia ed equilibrata sintesi tra progresso e tradizione.

L’origine divina dello Stato monarchico e la missione purificatrice della Chiesa sono alla base dell’analisi del francese Louis de Bonald (1754-1840), politico, scrittore, filosofo, militare e pubblicista, grande avversario della Rivoluzione francese, e del savoiardo Joseph De Maistre (1753-1821), filosofo, politico, diplomatico, scrittore, magistrato e giurista italiano di origine francese, per il quale la volontà popolare non può avere alcun peso di fronte ai disegni della provvidenza; ma è grazie all’opera del grande filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) che il dibattito raggiunse un livello decisamente superiore, come vedremo nel prossimo articolo.

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