La concentrazione delle fabbriche, il profilo delle ciminiere, i quartieri operai con i loro caseggiati tipici, il grandioso impianto dei centri direzionali, commerciali, residenziali rompono la tradizione urbanistica e trasformano le linee consuete del paesaggio. Nelle squallide periferie si raccolgono gli operai con le loro rispettive famiglie, ammassate in miserabili complessi edilizi; si forma dunque un agglomerato di individui mal pagati, costretti a lavorare dalle 12 alle 14 ore al giorno, e perciò esposti a tutti i mali e le situazioni scomode che si accompagnano allo sfruttamento e alla miseria. Al prezzo di molte sofferenze umane lo sradicamento dalle campagne innescò importanti trasformazioni nella struttura sociale dei gruppi, nella cultura e nella psicologia degli strati umili della popolazione.
“Nel 1815 l’unica città con più di un milione di abitanti era Londra che aveva già vissuto la prima rivoluzione industriale; seguivano tre città con circa 500.000 abitanti: Parigi, Napoli e Istanbul.
Con l’industrializzazione l’aspetto della città cambia notevolmente: vengono abbattute le mura per far spazio alla nuova borghesia industriale ma soprattutto alle fabbriche e a tutte quelle persone che si trasferiscono dalla campagna alla città come lavoratori nelle fabbriche; poi con l’invenzione della locomozione a vapore la ferrovia diventa un’infrastruttura fondamentale.
Gli elementi che favorivano l’industrializzazione erano la presenza di rotte commerciali, di materie prime e di legislazioni favorevoli. Per questo motivo non erano sempre le grandi città di un tempo che poi si trasformavano in città industriali, ma a volte si valorizzavano dei paesi rurali che anche se non grandi favorivano lo sviluppo. In Inghilterra gli esempi sono Manchester, Birmingham e Leeds, che sono passati da piccole cittadine a grandi agglomerati urbani”. (fonte: Wiki)
Le città industriali cominciano ad articolarsi in maniera sempre più netta in centro e periferia, con differenze estreme tra le due componenti. Il centro si componeva del complesso storico della città e di case borghesi, create con l’arrivo dell’imprenditore capitalista (quartieri residenziali, uffici e negozi). La periferia, assai più ampia del centro, si componeva principalmente di fabbriche e di case popolari. Se nei quartieri residenziali comincia a nascere un’architettura, l’urbanistica, che cerca di dare una pianta precisa alla città e un aspetto esteticamente bello, nella periferia le case sorgono tutte ammassate, di solito case a schiera, piccole e troppo vicino alle fabbriche: il principio di costruzione non era la funzionalità, ma piuttosto l’economia degli spazi e del denaro, e non ci si occupava di dare dei servizi obbligatori come le fognature e l’acqua corrente.