Gli operai contro le macchine: il luddismo

Una domanda sembra opportuno porsi in relazione a quanto detto fino a questo momento sugli effetti sociali provocati dalla prima rivoluzione industriale: come reagirono gli operai dinanzi alla sempre più massiccia presenza delle macchine nelle fabbriche e la conseguente riduzione della mano d’opera?
La prima reazione, forse quella più immediata ed istintiva, fu quella di rivolgersi violentemente contro di esse, facendole a pezzi. A capo di questo atteggiamento, di questo modo d’essere, si pose un certo Ned Ludd (fondatore del luddismo), un operaio tessile che, secondo credenze e tradizione, si proclamò comandante in capo dell’esercito dei “Riparatori d’ingiustizie”.

“Il luddismo è stato un movimento di protesta operaia, sviluppatosi all’inizio del XIX secolo in Inghilterra, caratterizzato dal sabotaggio della produzione industriale. Macchinari come il telaio meccanico, introdotti durante la rivoluzione industriale, erano infatti considerati una minaccia dai lavoratori salariati, perché causa dei bassi stipendi e della disoccupazione. La distruzione di macchine industriali come segno di protesta avvenne già alla fine del XVIII secolo, ma solo sotto l’influenza della Francia e dei giacobini inglesi la protesta prese i caratteri di un movimento insurrezionale.
Il nome del movimento deriva da Ned Ludd, un giovane, forse mai esistito realmente, che nel 1779 avrebbe distrutto un telaio in segno di protesta. Ludd divenne simbolo della distruzione delle macchine industriali e si trasformò nell’immaginario collettivo in una figura mitica: il Generale Ludd, il protettore e vendicatore di tutti i lavoratori salariati oppressi dai padroni e sconvolti dalla rivoluzione industriale.
Oggi con il termine luddismo si indicano tutte le forme di lotta violenta contro l’introduzione di nuove macchine e, per estensione e con intento denigratorio, ogni resistenza operaia al mutamento tecnologico”. (fonte: Wiki)

“Non deporremo mai le armi”, proclamava Ludd, “prima che la Camera dei Comuni voti una legge per distruggere tutto il macchinario nocivo alla comunità ed abroghi quella per l’impiccagione dei Fracassatori di telai. Ma noi, noi non presenteremo mai più nessuna petizione: non serve a nulla! Lotta deve essere”. Contro la violenza luddista si scatenò la dura repressione dei governi che non esitarono a impiccare e a deportare; tuttavia l’agitazione degli operai non si placò finché non migliorarono le loro condizioni economiche e sociali. Non con la distruzione delle macchine si potevano lenire le loro sofferenze (il progresso tecnico alleggerisce il lavoro dell’operaio e crea alla lunga nuove fonti di lavoro, per cui finisce per assorbire la stessa disoccupazione che genera), bensì mutando l’ordinamento sociale, come già richiedevano i primi teorici del socialismo.

Precedente La divisione del lavoro Successivo Donne e bambini nelle fabbriche