Gli eserciti nel Settecento

L’estremo rigore della disciplina fu una delle nuove caratteristiche che caratterizzarono gli eserciti del Settecento. Questo era richiesto da due ordini di fattori specifici. In primo luogo dalla composizione sociale della truppa che veniva ancora arruolata fra gli strati sociali più marginali (solo la Prussia adottava la coscrizione obbligatoria). Coloro che provenivano da questi gruppi sociali si arruolavano solitamente per sfuggire alla miseria o alla giustizia, e quindi l’affidabilità logicamente non era loro caratteristica primaria. In secondo luogo, la durezza della disciplina era resa necessaria dagli effetti del miglioramento dell’efficacia delle armi da fuoco. Era ormai chiaro che il volume e la continuità del fuoco aveva preso il posto sui campi di battaglia dell’urto di massicce formazioni. Questo mutamento aveva portato a sostituire i quadrati del tercio (di cui abbiamo precedentemente parlato) con file lunghe e sottili di moschettieri che facevano fuoco contemporaneamente. L’assottigliamento delle file richiedeva, da un lato, una grande capacità di manovra e, dall’altro, un maggiore autocontrollo, perché gli uomini erano meno protetti di quanto accadesse nei compatti quadrati in uso soprattutto nel Cinquecento. La cavalleria interveniva per trattenere i fanti o per inseguire.

L’ordine di battaglia prevedeva che i reparti si avvicinassero con passo lento e regolare alle linee nemiche, per potere fare fuoco e poi caricare alla baionetta. Affinché una linea lunga e sottile di moschettieri (da tre a sei file parallele) resistesse impassibile mentre veniva falciata dal fuoco nemico (in diverse grandi battaglie della prima metà del Settecento le perdite oscillarono fra il 30 e il 50% degli effettivi), in attesa di poter sparare a sua volta una raffica letale, era necessario che la disciplina fosse ferrea. A questo proposito, i condottieri dell’epoca facevano propria la massima attribuita ancora oggi al re prussiano Federico il Grande, secondo cui lo scopo della disciplina era quello di insegnare al soldato a temere più i suoi ufficiali che il nemico stesso.

Una delle caratteristiche peculiari del Settecento fu l’intensificarsi delle attività diplomatiche come mezzo per tessere alleanze, per designare matrimoni o scambi di territori. Ciò nonostante, la guerra rimase un mezzo normale per risolvere le controversie internazionali. Nella seconda metà del secolo tutte le maggiori potenze mantennero, anche in tempo di pace, eserciti con più di 100.000 soldati.

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