Gli anni Trenta e Quaranta in Gran Bretagna

Gli anni Trenta e Quaranta furono alquanto tumultuosi in Gran Bretagna, specie dal punto di vista politico.

La riforma elettorale del 1832 (Reform Bill), conosciuta come “Legge del 1832 sulla Rappresentanza del Popolo”, fu il punto di partenza della trasformazione politica che caratterizzò l’Inghilterra in quel preciso contesto storico; una riforma che decretò la fine del predominio elettorale dell’aristocrazia fondiaria all’interno del sistema rappresentativo inglese e che consentì l’avanzata della borghesia dell’industria, dei traffici, della finanza. Il partito conservatore (nuova versione del vecchio partito tory) e quello liberale (erede diretto del partito whig) assicurarono all’Inghilterra un costante progresso civile, senza che il loro continuo alternarsi alla direzione del Paese determinasse necessariamente un’inversione di tendenza nella linea politica seguita dai precedenti governi. Questo ricambio continuo di uomini e di idee riuscì in effetti a garantire dei benefici.

Il sistema bipartitico della storia parlamentare inglese finì per rappresentare idealmente il modello ideale del liberalismo politico. Negli anni Trenta e Quaranta si realizzarono gradualmente, entro il solido alveo del sistema parlamentare, importanti riforme politiche ed economiche. I liberali e i conservatori, grazie alla loro larghezza di vedute, seppero fare di necessità virtù. Anche se, a ben guardare, i governanti inglesi non furono altrettanto lungimiranti nel provvedere efficacemente alle condizioni delle classi lavoratrici, che rimasero in miseria sia perché il protezionismo agrario generava un carovita importante, sia perché il livello dei consumi era così basso che bastava anche solo una cattiva annata a ridurre alla fame intere popolazioni. A poco valsero in tal senso determinati interventi legislativi: la legge che specificatamente limitava il lavoro dei fanciulli (legge del 15 ottobre 1831, che fissò una precisa regolamentazione rispetto al lavoro minorile nelle fabbriche di filati e di tessuti al fine di preservare la salute e la moralità degli operai di età inferiore ai 21 anni, e che prescrisse l’assoluto divieto di impiegare i ragazzi di età inferiore ai 9 anni) e l’istituzione di “case di lavoro” (workhouses, 1834) per i disoccupati.

La delusione provata con la riforma elettorale del 1832, che aveva escluso dal suffragio gli operai, favorì la creazione delle organizzazioni sindacali, le “Trade Unions”, che tentarono, senza peraltro riuscirvi, la formazione di una grande organizzazione nazionale di tutto il mondo del lavoro.

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