Il 1825 fu l’anno in cui venne emanata una legge che concedeva agli antichi emigrati, che durante la Rivoluzione avevano subito l’esproprio dei patrimoni, di poter contare su un determinato risarcimento. Girava voce che la somma avrebbe gravato sull’erario per oltre un miliardo di franchi. Sempre in quell’anno fu promulgata la legge sul “sacrilegio” che prevedeva pene severissime (fino addirittura all’esecuzione capitale preceduta dal taglio della mano) per chi avesse commesso reati contro la religione. L’opposizione tuonò contro quello che sembrava una sorta di ritorno al Medioevo, e la ricca borghesia decise di fare causa comune con gli intellettuali liberali, quali per esempio François Pierre Guillaume Guizot (Nîmes, 4 ottobre 1787 – Abbazia di Val-Richer, 12 settembre 1874), politico e storico francese e Marie Joseph Louis Adolphe Thiers (Marsiglia, 15 aprile 1797 – Saint-Germain-en-Laye, 3 settembre 1877), che sarà primo presidente della Terza Repubblica francese. Nacque così un vasto fronte che comprendeva anche i ceti piccolo-borghesi, i gruppi repubblicani clandestini, le Vendite carbonare e gli operai parigini.
Nel 1826 una crisi di sovrapproduzione aveva gettato la Francia in una depressione economica di lunga durata. Al malcontento della borghesia industriale, che accusava da tempo il governo di proteggere solo i grandi proprietari terrieri, si aggiunse la protesta dei ceti popolari, provati dalla carestia e dai bassi salari.
Nel 1827 nei quartieri operai di Parigi si innalzarono prevedibilmente le barricate e nelle province si intensificarono gli scioperi, che in molto casi si conclusero in scontri sanguinosi.