Il “federalismo repubblicano” di Carlo Cattaneo

Carlo Cattaneo e la soluzione del “federalismo repubblicano”.

Carlo Cattaneo (Milano, 15 giugno 1801 – Lugano, 6 febbraio 1869) è stato un patriota, filosofo, politico, politologo, linguista e scrittore italiano, esponente del pensiero repubblicano federalista.

Dopo la soppressione del “Conciliatore” (periodico italiano pubblicato a Milano con cadenza bisettimanale fondato nel 1818; il 17 ottobre 1819 venne soppresso dagli Austriaci), divennero portavoce dei gruppi avanzati della società lombarda gli “Annali Universali di Statistica”” (1824), una rivista che dal 1827 fu diretta da Gian Domenico Romagnosi (1824), filosofo del diritto vissuto tra due secoli e, logicamente, tra due culture diverse. Intorno alla rivista sopracitata si raccolsero molti giovani intellettuali, tra cui Carlo Cattaneo (1801-1869), Giuseppe Ferrari (1811-1876), Cesare Correnti (1815-1888). Grazie soprattutto alla loro collaborazione gli “Annali” divennero un vero e proprio centro di orientamento e di direzione politica, l’organo ufficiale del gruppo che fu poi chiamato dei liberali radicali, conosciuti anche come federalisti. L’opera degli “Annali” fu in un secondo momento continuata, tra il 1839 e il 1844, dal “Politecnico”, una rivista mensile di studi applicati alla prosperità e alla cultura sociale, fondata da Carlo Cattaneo e da lui quasi interamente scritta.

Cattaneo e Ferrari, pur rimanendo sostanzialmente debitori della cultura dei Lumi, si rivelarono aperti agli orizzonti offerti dal Romanticismo: si differenziarono polemicamente tanto dagli ideali di Mazzini quanto dal liberalismo dei cattolici. Rifuggivano dall’estremismo; condannavano la propaganda rivoluzionaria, considerandola mitica e astratta; intendevano fermamente fondarsi su ciò che realmente esiste e procedere per via di graduale evoluzione seguendo un programma di riforme ben congegnato. Ma se per i due le riforme erano un momento di un processo destinato a evolversi nel tempo, per i liberali moderati esse rappresentavano d’altro canto un punto d’arrivo.

Per i moderati del Risorgimento consisteva essenzialmente nella liquidazione del dominio straniero e in un conseguente riordinamento monarchico costituzionale operato dai governi, mentre per i radicali del Risorgimento era un processo che doveva muovere dal profondo della società civile, una lotta di liberazione politica e sociale, destinata a impegnare soprattutto la coscienza di chi era fervente sostenitore. Per Cattaneo assalire il nemico domestico era tanto importante quanto combattere lo straniero. Detto ciò, si può dedurre facilmente di come l’auspicata soluzione federalista si rivelasse ben diversa da un espediente gradualistico o, peggio, dalla chiusura nel regionalismo; il federalismo apparve come il solo modo per evitare i pericoli dello Stato accentratore e per saldare l’unità con la libertà. “Solo il federalismo repubblicano – amava ripetere Cattaneo – assicura l’iniziativa popolare e le libertà locali e individuali: solo al modo della Svizzera e degli Stati Uniti si può accoppiare unità e libertà; il popolo per conservare la libertà deve tenerci sopra le mani”.

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