Il Codice civile napoleonico

Una delle più grandi innovazioni introdotte personalmente da Napoleone Bonaparte fu il ben noto ‘Codice civile’, uno dei più celebri del mondo, ancora oggi in vigore in Francia. Esso influenzò tutti i codici successivi, ed è ricordato ancora oggi per essere stato il primo codice moderno, avendo avuto la capacità di basarsi su elementi quali semplicità e chiarezza, riducendo inoltre il soggetto giuridico a unità.

Fu promulgato il 21 marzo 1804 e, come detto, rappresenta una delle opere più significative compiute da Napoleone, che dunque non ottenne fama solo grazie al suo genio militare. Da menzionare in relazione a questo il pensiero di J. Godechot, storico francese che scrisse un saggio ben noto, ovvero “Le istituzioni della Francia tra Rivoluzione e Impero”. Non estremamente positivo e piuttosto circostanziato il suo giudizio. Se infatti il Codice napoleonico conservò gran parte dei principi della legislazione rivoluzionaria (come l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la nuova definizione della proprietà, la possibilità per ognuno di salire ai più alti gradi della gerarchia militare e civile in rapporto ai soli meriti, la laicità dello Stato, la libertà religiosa, la libertà del lavoro), segnò anche il distacco da gran parte delle leggi promulgate tra il 1789 e il 1802. Codificò infatti l’ineguaglianza della donna rispetto all’uomo, in flagrante violazione dei principi proclamati dalla Dichiarazione dei diritti del 1789 appunto.

Il Codice introdusse il moderno diritto ereditario, ma l’unità della famiglia, concepita ad immagine dell’Impero, fu gelosamente tutelata e fondata sul principio di autorità, anche se fu introdotto il divorzio (anche se ridotto a casi del tutto eccezionali). Iniquo il trattamento riservato ai figli naturali, allontanati dalla famiglia a salvaguardia dei diritti dei figli legittimi, e ciò dunque in contrasto con la rivalutazione dei figli naturali operata dalla legislazione rivoluzionaria.

Napoleone considerava il Codice la sua vera gloria. Questo scrisse a proposito: “il mio Codice è l’ancora di salvezza della Francia, il mio titolo di benemerenza verso la posterità”.

Lefebvre scrisse che il Codice confermava la scomparsa dell’aristocrazia feudale e l’adozione dei principi sociali del 1789. Ma confermava al contempo la reazione contro l’opera democratica della Repubblica; concepito in funzione degli interessi della borghesia, esso si preoccupa anzitutto di consacrare e sanzionare il diritto di proprietà, considerato diritto naturale, anteriore alla società, assoluto e individualista.

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