Cesare Balbo: “Le speranze d’Italia”

Cesare Balbo (Torino, 21 novembre 1789 – Torino, 3 giugno 1853) è stato un politico e scrittore italiano, Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna.

Ebbe notevole eco nell’opinione pubblica del tempo l’opera da lui pubblicata nel marzo 1844, dal titolo “Le speranze d’Italia”. Il problema più fortemente sentito era quello dell’indipendenza: Balbo presagì che l’Italia si sarebbe liberata dalla dominazione austriaca per via diplomatica, grazie all’inserimento del Piemonte nel gioco politico delle potenze europee interessata nella risoluzione della Questione d’Oriente (insieme dei problemi, nell’area dell’Asia minore, connessi alla crisi dell’Impero turco e alle mire espansionistiche nutrite sui suoi territori da Austria, Russia, che condusse alla caduta dell’Impero Ottomano). Dal momento che l’Austria era destinata a espandersi nella penisola balcanica per l’imminente crollo dell’Impero Ottomano, gli Asburgo avrebbero dovuto abbandonare le province italiane perché restasse garantito l’equilibrio europeo. In questa prospettiva non il papa ma il re di Sardegna era destinato a svolgere un’azione efficace dal punto di vista diplomatico, e perciò ad assumere un ruolo primario nel movimento nazionale.

Due temi di fondo spiccano nel discorso di Cesare Balbo. Il primo è quello dell’indipendenza, privilegiato a scapito della libertà. Privilegiare il tema dell’indipendenza significava però depoliticizzare il processo di liberazione nazionale, strapparlo ai rivoluzionari, a Mazzini, affidarlo ai principi, all’esercito, alla diplomazia. In questa prospettiva possono leggersi nelle “Speranze” la celebrazione della professione militare; la richiesta di accrescere le spese per l’esercito, tale da rendere possibile ai giovani la partecipazione alle guerre d’espansione per conto della Cristianità; l’invocazione alla politica di grandezza nel Mediterraneo.

Il secondo tema trattato è l’aspirazione all’unificazione delle parti politiche. Con molta enfasi Balbo propone una grande transazione che, eliminando sulla destra e sulla sinistra le posizioni estreme, renda possibile la formazione di un blocco moderato nazionale al di sopra delle parti, nel quale esse si annullino. Fu forse questa la prima espressione d’una tendenza ricorrente nella storia italiana dell’Ottocento, che troverà nel trasformismo la sua più vistosa realizzazione storica.

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