Benjamin Constant, teorico del costituzionalismo

Henri-Benjamin Constant de Rebecque (Losanna, 25 ottobre 1767 – Parigi, 8 dicembre 1830) è stato uno scrittore, politico, scienziato politico, nobile ed intellettuale francese di origine svizzera. Nel precedente articolo lo abbiamo citato e descritto come il più grande teorico del costituzionalismo dell’età della Restaurazione.
Ma cosa intendiamo, nello specifico, quando parliamo di costituzionalismo?

“Con il termine ‘costituzionalismo’ generalmente si indica la riflessione intorno ad alcuni principi giuridici che consentono a una costituzione di assicurare nelle diverse situazioni storiche il miglior ordine politico. Questo termine ha acquistato il suo spessore concettuale negli Stati Uniti d’America fra le due guerre, quando, in opposizione alla democrazia totalitaria europea, si cominciò a riflettere sui peculiari caratteri della democrazia costituzionale americana: ricordiamo lo storico Charles Howard McIlwain (1871-1968), il costituzionalista Edward S. Corwin (1878-1963), il teorico della politica Carl J. Friedrich (1901-1984)”. (fonte: www.treccani.it)

Benjamin Constant riveste, dunque, un ruolo primario rispetto all’evoluzione della storia giuridica europea, soprattutto grazie alla sua opera principale, ovvero “Principes de politique applicables à tous les gouvernements”, imponente manoscritto redatto nel 1806 quale frutto di idee maturate nei circa dieci anni precedenti e la cui esistenza era rimasta ignota fino al 1961. Con quest’opera egli anticipava temi e riflessioni del liberalismo otto-novecentesco.

La teoria politica di Benjamin Constant è profondamente radicata al contesto storico-politico in cui nasce e si evolve; per questo, è fortemente influenzata dalle situazioni che l’hanno preceduta e che hanno mutato la riflessione filosofica e politica tra XVII e XIX secolo.
“La teorizzazione di Benjamin Constant, interrogandosi radicalmente sulla natura del potere, difende le conquiste politiche rivoluzionarie e allo stesso tempo riesce ad essere protagonista centrale nel periodo della restaurazione. La sua dottrina costituzionale si basa sulla divisione tra potere legislativo e potere esecutivo, divisione che riprende le facoltà individuali del volere (legislativo) e dell’agire (esecutivo); si articola poi in cinque funzioni (a partire dal 1814, data di pubblicazione delle “Reflexions sur les constitutions”): il pouvoir préservateur/neutre affidato al re; il potere esecutivo assegnato ai ministri; il pouvoir représentatif, ovvero il potere legislativo affidato a due camere; il potere giudiziario; il pouvoir municipal legato alla dimensione locale, questa proposta fu infine recepita nel 1831, quando furono istituiti dei consigli comunali eletti (sebbene con una base elettorale ristretta)”. (fonte: Wiki)

Il monarca ha rapporti con tutti gli altri poteri, e ha facoltà di destituire i ministri, sciogliere la camera elettiva, esercitare la grazia.
Il potere legislativo è assegnato a due camere, una delle quali viene eletta con suffragio su base censitaria, l’altra è organizzata su base ereditaria.
Il potere esecutivo viene esercitato dai ministri, responsabili rispetto alle camere e al sovrano; il giudiziario viene esercitato da giudici in parte nominati dal re, in parte estratti a sorte tra gli elettori.

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