Armi e tecnologie alla vigilia della Grande Guerra

La capacità distruttiva delle armi crebbe notevolmente durante il periodo della Prima guerra mondiale, essendo stata studiata e tenuta in considerazione dagli esperti militari sin dall’epoca dei grandi massacri bellici che si verificarono nella metà dell’Ottocento (battaglia di Antietam e battaglia di Fredericksburg durante la Guerra Civile Americana, a Gravelotte nella Guerra Franco-Prussiana). Da considerare, poi, gli imponenti sviluppi tecnologici che ebbero luogo negli anni Ottanta e Novanta. La sostituzione con esplosivo ad alto potenziale della polvere da sparo come propulsore nelle armi portatili e nel munizionamento dell’artiglieria ebbe conseguenza radicali sia sulla gittata sia sulla precisione di queste armi. Una maggiore potenza esplosiva rese possibile l’impiego di fucili di calibro più piccolo con una traiettoria radente e una gittata di oltre 2mila metri; questi si rivelarono molto più efficaci non solo contro la fanteria d’assalto, ma anche contro i vecchi cannoni da campagna i quali, con una gittata di circa mille metri, avevano fino ad allora appoggiato tali assalti. Calibri ridotti permisero inoltre ai soldati di fanteria di portare in battaglia un maggior numero di munizioni, mentre l’uso di cartucce a pallottole e di caricatori aumentarono la rapidità e la capacità di fuoco.

La gittata, il peso e la precisione migliorarono di pari passo per l’artiglieria. Quella da campagna aumentò la sua portata fino a 6mila metri, gli affusti (sostegni sui quali si fissano o appoggiano le bocche da fuoco per poterle manovrare e trasportare) senza rinculo consentirono una rapida e continua cadenza di fuoco, mentre una mobile artiglieria pesante divenne utilizzabile per un raggio di 10mila metri, e forse anche di più. Attraverso questa serie di innovazioni, la dimensione della battaglia si estese da pochi a decine di chilometri; talvolta, anche a causa della capacità delle ferrovie di trasportare le truppe sul campo di battaglia, anche a molte centinaia di chilometri. E ancora, visto che i nuovi esplosivi comportavano una combustione virtualmente senza fumo, i combattenti, fin tanto che rimanevano immobili, rimanevano invisibili al nemico.

Gli strateghi e gli esperti militari hanno molto discusso se, nel loro complesso, questi sviluppi di cui abbiamo appena dato conto favorissero la fase offensiva o quella difensiva. Alcuni, come per esempio Ivan Bloch (autore de La guerre future), sostenevano che gli assalti frontali sarebbero stati in futuro non solo insostenibili a causa dei costi altamente proibitivi, ma anche statisticamente impossibili: “Tra i due combattenti ci sarà sempre una zona di fuoco insuperabile e mortale in egual misura per entrambi”. In particolare, Bloch sottolineava come il potere della difesa andava assumendo un ruolo fondamentale grazie al miglioramento degli armamenti e delle linee di comunicazioni e rifornimento per cui la vittoria finale non sarebbe stata possibile se non con grandi perdite. La tesi centrale del libro prevedeva che il moderno conflitto avrebbe causato gravi perdite umane ed economiche e indicibili sofferenze nella popolazione civile in relazione all’evoluzione tecnologica, alle conquiste della modernità e al progresso degli armamenti.

Ma Bloch era un civile, mentre la maggior parte dei militari sosteneva che la nuova tecnologia delle armi avrebbe favorito l’attacco, non meno della difesa, comunque. Tutti erano d’accordo nel ritenere che nessun assalto sarebbe potuto andare a buon fine qualora gli attaccanti non avessero avuto a disposizione una decisa superiorità di fuoco; ma il miglioramento della gittata, della potenza e della precisione dell’artiglieria lo avevano reso possibile. Era compito della fanteria in avanzata muoversi sotto copertura passando di posizione in posizione fino ad avere sotto tiro le difese e sopraffarle prima che queste potessero contrattaccare.

Il colonnello (poi maresciallo) Ferdinand Foch, nelle lezioni da lui tenute alla Scuola Francese di Guerra, nel 1900 scrisse: “È evidente che oggi la direzione di fuoco ed il suo controllo hanno un’importanza enorme. Il fuoco è l’argomento supremo. Le truppe più ardimentose, quelle più infiammate nel morale, saranno sempre più desiderose di guadagnare terreno con ondate successive. Ma incontreranno grandi difficoltà e subiranno gravi perdite ogni volta che la loro offensiva parziale non sia stata preceduta da una pesante preparazione di fuoco. Saranno respinte indietro fino al punto di partenza con perdite ancora più pesanti. La superiorità di fuoco […] diviene l’elemento più importante nel valore di combattimento della fanteria”.

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