20 giugno 1971: la fuga del re

Dunque, stando a quanto detto fino ad ora, nel corso del 1790 (l’anno che fu detto della ‘felice illusione’) la borghesia rivoluzionaria aveva posto mano ad una grandiosa opera di razionalizzazione e di riforma della Francia. Alla base dell’impresa erano il progetto d’una monarchia costituzionale, il riconoscimento del diritto di proprietà, un sistema elettorale ristretto ai soli cittadini attivi (coloro che godevano del diritto di voto grazie ad un certo censo e reddito), una politica economica di stampo liberista. In realtà il progetto, nel suo insieme, non decollò; il compromesso politico che lo sosteneva non resse alla prova. Vediamo ora cosa significò la fuga del re.

Luigi XVI era rimasto il primo dei gentiluomini del suo regno, e la monarchia, per quanto appoggiata da potenti forze borghesi, non sapeva rassegnarsi al nuovo destino. La corte sognava la crociata dei sovrani d’Europa contro la plebe parigina; la Chiesa, dopo aver spinto la maggioranza del clero a passare all’opposizione, si era prodigata nel consigliare al monarca la fuga. E così, il 20 giungo 1791 Luigi XVI decise di abbandonare in segreto le Tuileries per rifugiarsi con la famiglia in Lorena, al confine orientale della Francia, dove si era raccolta la maggior parte degli aristocratici emigrati; si proponeva di muovere su Parigi alla testa di un importante numero di truppe fedeli per ripristinarvi la legalità. Si rivelò essere una mossa di estrema gravità, e in ogni caso tardiva. Riconosciuto fortuitamente a Varennes, quasi al termine del viaggio intrapreso, e ricondotto sotto scorta a Parigi, vi fu accolto da una folla muta ed ostile che, a capo scoperto, fece ala al convoglio. All’Assemblea costituente non restò che dichiararlo sospeso dalle sue funzioni.

La fuga del re, oltreché colpire a morte il prestigio della corona, metteva in crisi l’intero ordinamento monarchico-costituzionale elaborato dall’Assemblea costituente. Il movimento popolare prese così nuovo slancio e divenne sempre più temibile ed imprevedibile, tanto che si sentì il bisogno di giustificare la fuga del re come un atto organizzato dagli aristocratici e di reintegrare Luigi XVI nell’esplicazione dei suoi poteri (“Dopo Varennes, per non compromettere un equilibrio evidentemente fragile, si finge di credere che il re non sia fuggito di sua volontà, ma sia stato rapito e gli si restituiscono, pertanto, le sue prerogative, con grave scandalo dei rivoluzionari più radicali, fra i quali si comincia a contestare il principio stesso di monarchia”. Risulta chiaro che questo fu uno snodo fondamentale). Contro questa mistificazione costruita ad arte reagì il movimento democratico parigino e una folla tumultuosa si radunò al Campo di Marte chiedendo l’immediata destituzione del re, considerato un traditore della patria. La borghesia si sentì minacciata da tale atto e decise di ricorrere alla forza. Chiamata a ristabilire l’ordine, la Guardia nazionale affrontò la folla disarmata e non esitò a sparare sui dimostranti (evento meglio conosciuto e ricordato come ‘Strage del Campo di Marte’; avvenne il 17 luglio 1791). L’ordine borghese era salvo; ma in contrasto aperto con la borghesia si era ormai delineata la resistenza dei gruppi democratici e delle forze popolari.

Nel novembre di quello stesso anni 1791, terminati i suoi lavori, la Costituente si sciolse proclamando la fine della Rivoluzione; ma il nuovo ordinamento costituzionale, al quale il sovrano Luigi XVI prestò giuramento, era destinato ad esser rapidamente travolto dalle circostanze che seguirono nell’immediato.

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Informazioni su ipercorsidellastoria

Laureato col massimo dei voti in Relazioni Internazionali, laurea breve in studi storico-politici; Master in Editoria e Comunicazione; appassionato di tematiche quali storia, economia, sociologia, filosofia, diritto; percorso di scrittura intrapreso al fine di condividere, con chi interessato, nozioni che potrebbero risultare utili in diverse occasioni.

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